FEFF 2013 – seconda parte

LUNEDI 22 APRILE

LETHAL HOSTAGE: questo “noirish drama” (come viene definito dal catalogo) del cinese Cheng Er è piuttosto spiazzante. Ha ritmi molto lenti, quasi ipnotici. La recitazione non è mai sopra le righe, nemmeno durante le scene concitate (e non mancano). Sembra quasi avvolto da un’aura fatalista che permea ogni situazione, ogni gesto, ogni personaggio. Buona regia e grande senso estetico. Mi è piaciuto, ma ammetto che devi essere nel mood giusto per apprezzarlo pienamente… altrimenti dopo 10 minuti hai già voglia di scappare.

lethal-hostage

NEW WORLD: ecco il film che stavo aspettando. Il voto più alto l’ho dato a questo ottimo gangster-movie made in Corea del Sud. Niente di originale dal punto di vista della trama (il vecchio boss muore ed è necessario trovare il successore: la lotta fra chi lo dovrà sostituire a capo della mafia locale non avrà tregua… fra giochi di potere, strategie interne, complotti, poliziotti infiltrati), ma tutto è talmente ben orchestrato che non ti lascia respiro e, merito fra i meriti, non ti accorgi dei 134 minuti di fullsizephoto274510durata. Che per un film coreano è tutto dire! Rigorosissimo gangster movie, degno erede di saghe come quella de “Il padrino” o, più recentemente, quelle di “Infernal Affairs” o “Election“, ha dalla sua una sceneggiatura ben scritta, attori in parte e capaci di donare umanità ai propri personaggi, una regia che riesce a tenere salde le redini del gioco, fino all’inevitabile e amarissimo finale.

KEY OF LIFE: commedia nera giapponese, incentrata su un poco plausibile scambio di persona fra un attore squattrinato (interpretato dal bravo, anche se fin troppo gigioneggiante, Masato Sakai) e un killer a pagamento (l’ottimo Teruyuki Kagawa). L’idea non è male e il film mantiene un buon ritmo. Purtroppo la stanchezza comincia a farsi sentire e sia la durata (128 minuti!) che l’orario di inizio proiezione (22:00) non aiutano certo a restare svegli. Ad ogni modo il film di Kenji Uchida fa modestamente il suo lavoro e riesce ad inanellare qualche momento divertente. Mi ha ricordato un po’ il cinema di Sabu (“Monday”, “Postman Blues”, “Unlucky Monkey”): non arriva ai suoi livelli però si lascia guardare con piacere.

MARTEDI 23 APRILE

MY SASSY HUBBY: io amo il cinema di Hong Kong. Ecco il motivo per cui sono andato a vedere questo film mattutino invece di starmene a letto a riposare e recuperare il sonno perduto. Ma non bastano le faccette di Charlene Choi e la pettinatura improponibile di Ekin Cheng per rendere guardabile una commediola talmente insulsa e stupidina. James Yuen mi era decisamente piaciuto di più con il suo Crazy’n the city (visto al Feff nel 2005). Si salva solo il burbero vicino di casa che con le sue comparsate dona al film qualche sana risata.

FRESH WAVE #1: visto che “io amo il cinema di… ecc ecc…” ho deciso di dargli una seconda chance e puntare tutto sulla presunta e dichiarata freschezza dei nuovi autori provenienti dall’ex colonia inglese. 3 corti sulla trentina di minuti ciascuno, 3 storie piuttosto semplici. Davvero niente di eccezionale. Il primo (“Dong“) è forse il meglio girato, ma gira e rigira attorno alle stesse cose per una caterva di minuti. Del secondo, “Flowers with aphasia“, la cosa più bella è il nome della regista (Happyheart Li). Il terzo, nonostante sia realizzato praticamente con un’unica ripresa fissa, ha dalla sua un’idea che funziona. Ma nemmeno di fronte a “God bless all parents” mi sono stracciato le vesti.

IP MAN the final fight: terzo hongkonghese della giornata e finalmente primo film decente. L’approccio di Herman Yau al tema ormai abusato di Ip Man è sicuramente meno visionario e artistico dell’opera che Wong Kar-wai sta ultimando, e meno sfrontatamente action del dittico diretto da Wilson Yip e interpretato da Donnie Yen. Però la sua pacatezza, in sintonia col personaggio narrato (interpretato benissimo dal sempre grande Anthony Wong), riesce a donare al film un’atmosfera capace di restare in equilibrio fra il racconto di una hong kong che non c’è più (quella degli anni ’50) e le (dis)avventure del maestro di Wing Chun più famoso al mondo. Un film onesto.ipman