E’ colpa di Lawrence Kasdan

Ho finalmente trovato il colpevole.
Si chiama Lawrence Kasdan ed è un vecchio regista e sceneggiatore di Hollywood.

Di cosa è accusato? E perché proprio lui?
Iniziamo dal principio.

Parlare del nuovo episodio di Star Wars è la moda del momento.
L’epopea cinematografica nata dalla mente di George Lucas ha creato in quasi 40 anni dall’uscita del capostipite (Guerre Stellari, aka Episodio IV, aka Una Nuova Speranza) tre fazioni ben distinte e ugualmente agguerrite. Ci sono i fans che si sono sentiti traditi e che considerano il nuovo film una delusione se non proprio un disastro (d’altronde anche allo stesso Lucas non è piaciuto, quindi…). Poi i fans che hanno preso la nuova opera come una boccata d’aria fresca e un ritorno alle atmosfere della vecchia trilogia (in grado finalmente di far dimenticare gli imbarazzanti prequel). E ovviamente tutti coloro a cui di Jedi, mostriciattoli, spade laser e pianeti esplosi non è mai fregato nulla (e che cominciano, giustamente, a stancarsi del merchandising folle in
atto negli ultimi mesi).

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Tralasciamo quest’ultimo gruppo e concentriamoci sulle prime due fazioni e sulle loro motivazioni.

Chi non lo ha amato si aspettava un film completamente differente. Originale, con personaggi e situazioni nuove. Anche a costo di sembrare (o essere) un film imperfetto, foss’anche brutto. Ma che si approcciasse all’universo di Star Wars con uno spirito diverso. A questa fazione non è piaciuto il quasi reboot/remake della pellicola originale del 1977, non sono piaciute le presenze di alcuni dei vecchi attori (Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill), non è andato a genio il totale e definitivo distacco del film verso i prequel girati da Lucas fra il 1999 e il 2005, e hanno criticato pesantemente il nuovo “cattivo”, il famigerato Kylo Ren: poca personalità, poca cattiveria, scarso fisique du role.

Chi lo ha apprezzato, invece, ha gioito nel rivedere le stesse atmosfere dei film con cui è cresciuto. Ha finalmente ritrovato l’emozione e il pathos della vecchia trilogia, ha apprezzato i personaggi nuovi e come si sono interfacciati con le vecchie glorie dei film di 30 anni fa (ed è scesa una lacrimuccia nel vedere di nuovo sullo schermo Ford, Fisher e Hamill), ha spalancato gli occhi alle meravigliose scene d’azione, ha apprezzato i tentativi di aggiornamento della sceneggiatura (la protagonista è una ragazza che sa cavarsela da sola, Finn è un trooper che “tradisce” i suoi per una questione di coscienza e il cattivo non è a tutto tondo ma ha dentro di sé un conflitto interiore che lo rende vulnerabile).

A cosa si deve tanta diversità di opinioni? Credo che la colpa sia da imputare a ciò che sta alla base di un film, la vera “forza” che manovra i personaggi e le azioni: la sceneggiatura.
E qui torniamo al ruolo di Kasdan nella nuova trilogia.

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C’è chi valuta un film esclusivamente dalla percentuale di originalità insita nella storia, nei dialoghi, nei personaggi. Anche a discapito della buona riuscita nel suo complesso. Il film è girato magnificamente? Gli attori recitano bene e sono in parte? L’azione è concitata ma mai fracassona? Ok, sì… però la sceneggiatura manca di originalità, non porta nulla di nuovo e ripete schemi già visti. In una parola: delusione (molto meglio quindi la trilogia prequel che, era sì imbarazzante e in certe scene al limite dell’amatoriale, ma trasudava voglia di nuovo e di cinema alternativo/sperimentale? Uhm…)

Io ho una diversa idea di cosa dovrebbe essere una buona sceneggiatura.
Prima di tutto deve funzionare. Deve cioè riuscire nel suo intento di raccontare una storia. Deve contenere dialoghi funzionali al proseguio dell’azione, costruire personaggi credibili e creare una certa sintonia col pubblico. L’eventuale pizzico di originalità è gradito ma non fa parte degli ingredienti base della ricetta. Pensiamo ai film di Tarantino. O a Sergio Leone che “adatta” a modo suo il jidaigeki di Kurosawa (Yojimbo). O al cinema di Walter Hill, di Carpenter, di De Palma, di Jonathan Demme: non a caso autori che amo tantissimo. Pur essendo consapevole che non hanno inventato nulla, il loro valore sta nell’essere stati capaci di rimaneggiare con intelligenza materiali, storie, personaggi.

Lawrence Kasdan è un artigiano del cinema, regista di alcuni grandi film della Hollywood degli anni ’80 come “Brivido Caldo“, “Il Grande Freddo“, “Silverado“e sceneggiatore de “I predatori dell’arca perduta“, “L’impero colpisce ancora” e “Il ritorno dello Jedi“. Non è un genio/sperimentatore come George Lucas, ma (al contrario del padre di SW) conosce perfettamente i meccanismi del funzionamento di una buona sceneggiatura e non a caso viene richiamato nel cast tecnico da J.J. Abrams per questo primo episodio della nuova trilogia.

Ben tornato Kasdan. Colpevole sì, ma di aver risvegliato la forza in tutti noi!

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