CineVolti #2

Grande attore dal volto imperfetto ma indimenticabile, Roy Scheider è stato capace di eccellere sia in ruoli marginali o come spalla dell’attore principale, sia come assoluto protagonista. Diretto, fra gli altri, da Spielberg, Friedkin, Demme, Fosse e Frankenheimer, è apparso in alcuni dei migliori film degli anni ’70.

Nome e Cognome_ Roy Scheider
10 novembre 1932 (Orange, USA)-10 febbraio 2008 (Little Rock, USA)
Filmografia essenziale_ Il braccio violento della legge / Lo squaloIl maratonetaIl segno degli Hannan All That Jazz – Lo spettacolo continua / Il Salario della Paura52 gioca o muori

MyFavMovies_i Thrillerosi

Le classifiche sono sempre una bella e ghiottosa sfida che tutti i cinefili non vedono l’ora di intraprendere. Ecco quindi che, dopo aver visto la classifica dei film preferiti di Sara Lando nel suo omonimo blog, mi è venuta l’idea di iniziare un ciclo di “my favourite movies” in più puntate.

Iniziamo con la categoria (del tutto inventata) dei Thrillerosi, cioè quella manciata di film dal sapore thriller, anche se non necessariamente rientranti al 100% nel genere (termine che in effetti odio), che mi hanno lasciato dentro qualcosa e che rivedo sempre volentieri scoprendo ogni volta cose nuove.

PREMESSA: ok, chiamatemi “vecchio”, ma i film che da alcuni anni vanno per la maggiore non li sopporto. Tutti quegli slasher-rape-sadistic-thriller (forse più vicini all’horror) come “Saw“, “Hostel“, “Martyrs” e via discorrendo, mi lasciano totalmente indifferente. Perchè (ed è qui che esce probabilmente la mia “vecchitudine”) io sono uno di quei fautori del “è molto meglio non vedere, intuire, lasciar immaginare che mostrare fin dentro i dettagli più macabri e raccapriccianti”.

Detto questo, i thriller che preferisco e che ho inserito in questo breve elenco del tutto incompleto (la memoria con gli anni fa brutti scherzi) non sono comunque all’acqua di rose… tutt’altro.

Il silenzio degli innocenti (Jonathan Demme, 1991)

Visto al cinema (avevo 14 anni e molte scene le ho perse chiudendo gli occhi o nascondendomi fra le dita di una mano) e rimasto impresso nella mente per anni. L’ho poi voluto rivedere con calma, apprezzando di volta in volta la recitazione magnetica dei due protagonisti, la geniale regia di Demme (quei primi piani! i flashback/sogni ad occhi aperti! il falso montaggio alternato!), la colonna sonora che ancora mi dà i brividi. E quell’ultima battuta: “ho un amico per cena”.

Se7en (David Fincher, 1995)

Mi ricorda un capodanno. Film cupo, misterioso, grigio e piovoso. Con un crescendo drammatico che si percepisce lentamente ma inesorabilmente e sfocia nel giustamente famoso finale che non lascia scampo. Brad Pitt, Morgan Freeman e Gwyneth Paltrow in una delle loro migliori performance di sempre. E poi c’è pure Kevin Spacey paurosamente gigione.

I soliti sospetti (Brian Singer, 1995)

1995, anno magico. Oltre a Se7en, ecco spuntare questo capolavoro di mistero e suspence costruito ad incastro con una precisione svizzera. Perfino troppo perfetto forse, ma erano anni che non si ammirava un lavoro di cotanta fattura. Personaggi indimenticabili e perfettamente caratterizzati, storia coinvolgente, regia dinamica e funzionale al racconto, finale da applauso e una figura di moderno boogieman da far rizzare i capelli in testa: “chi è Kaiser Soze?”

Perfect Blue (Satoshi Kon, 1997)

Quando lo vidi per la prima volta, in una brutta versione su vcd, rimasi scioccato. Cioè, non ero preparato ad un film d’animazione in formato thriller psicologico. Mi aspettavo forse un mistery, un noir, ma qui si toccano vette che non pensavo si potessero toccare in animazione. Questa torbida storia di doppia personalità, di invidia, di violenza, di incertezza, giocata sul terreno dell’ambiguità e del sogno nel sogno è resa in maniera spettacolare da Satoshi Kon (prematuramente scomparso l’anno scorso). Una specie di Hitchcock + Lynch. Alcuni hanno detto che il nuovo di Aronofsky (Black Swan) si ispira più o meno consapevolmente a questo film. Vedremo.

Memories of Murder (Bong Joon-Ho, 2003)

Insieme al capolavoro di Demme, questo magnifico ritratto di un Paese (la Corea del Sud), di un giallo irrisolto, di un modo di intendere la legge, è forse il mio preferito in assoluto. Visto in dvd e poi ammirato sul grande schermo al Far East Film di Udine (all’interno di una retrospettiva sui direttori della fotografia), il film di Bong Joon-Ho sfiora lo stato dell’arte nel seguire le vicissitudini di due poliziotti dai metodi diametralmente opposti che si uniscono per raggiungere un solo obiettivo: quello di trovare ed assicurare alla legge il misterioso omicida che sta terrorizzando la campagna coreana. Da una storia vera.